La crescita non si misura in like: scopri cosa conta davvero

11 Settembre 2025
creescita del business con il marketing kiosk

Viviamo in un’epoca in cui i numeri dei social dominano le conversazioni. Like, follower, reaction e visualizzazioni sembrano il metro di giudizio universale per stabilire se un brand “funziona”.
Ma la verità è più scomoda: i like non pagano gli stipendi, né generano clienti fedeli. Sono un indicatore superficiale, spesso ingannevole, che rischia di distrarre le aziende dall’obiettivo più importante: la crescita reale e sostenibile.

Come molti sappiamo
Ciò che può essere misurato, può essere migliorato

Il problema è che troppo spesso misuriamo ciò che è più facile contare, non ciò che ha davvero valore.

 

Perché i like non bastano

Un post virale su Facebook può generare migliaia di reaction, ma:

  • Quante di quelle persone ricordano il brand dopo un’ora?
  • Quanti hanno visitato il sito?
  • Quanti hanno richiesto informazioni o acquistato un prodotto?

Le vanity metrics (like, follower, impression) sono seducenti perché immediate e visibili, ma raramente raccontano l’impatto sul business.
Un’azienda che si limita a inseguire i like si trova spesso con un paradosso: tanta “presenza online”, ma poche vendite, poca fidelizzazione e scarso ritorno sugli investimenti.

 

Oltre i social: il web come strumento di conversione

I social sono un ottimo punto di partenza per attirare l’attenzione, ma il percorso non può fermarsi lì.
Il vero valore emerge quando porti le persone dal like all’azione: visitare un sito, iscriversi a una newsletter, scaricare un contenuto, richiedere una demo o un preventivo.

E qui entra in gioco il web come canale di conversione.
Un sito ben progettato, con call to action efficaci, percorsi di navigazione chiari e contenuti utili, trasforma un interesse superficiale in un contatto qualificato.

👉 Non basta pubblicare, serve guidare il cliente in un percorso (buyer journey) che dal primo touchpoint lo accompagni fino all’acquisto e oltre.

 

HubSpot e l’approccio data-driven

Per costruire questo percorso serve metodo. È qui che piattaforme come HubSpot fanno la differenza:

  • CRM integrato: per sapere chi sono i tuoi contatti, da dove arrivano e come interagiscono con te.
  • Marketing automation: per nutrire i lead con contenuti pertinenti fino a trasformarli in clienti.
  • Analytics avanzata: per capire quali canali generano davvero valore e ottimizzare le strategie.

HubSpot è considerata leader mondiale proprio perché unisce in un’unica piattaforma ciò che troppe aziende gestiscono in modo frammentato: social, email, sito, vendite, customer care.

 

Il ruolo del “dopo”: servizio e customer satisfaction

Anche quando un like porta a una vendita, il percorso non si conclude. Il vero marketing inizia nel post-vendita:

  • Un cliente soddisfatto genera recensioni, passaparola e riacquisti.
  • Un cliente deluso, invece, può minare la reputazione del brand con un solo commento negativo.

Per questo oggi si misura non solo la conversione, ma anche la customer satisfaction (soddisfazione cliente) e il sentiment (percezione del brand).
Strumenti come survey istantanee, NPS (Net Promoter Score) o analisi del sentiment sui social e offline aiutano a capire se il brand sta costruendo relazioni autentiche o solo accumulando numeri vuoti.

 

Inbound Marketing e il nuovo concetto di Loop

Per andare oltre le vanity metrics serve un cambio di prospettiva. Qui entra in gioco l’Inbound Marketing, il metodo che mette il cliente al centro e si concentra sull’attrarlo con contenuti utili, accompagnarlo nel processo decisionale e fidelizzarlo nel tempo.

Non si tratta più di “gridare più forte” sui social, ma di creare esperienze rilevanti che trasformino un like in una relazione di valore.

HubSpot ha evoluto questo approccio introducendo il concetto di Flywheel (o Loop):

  • Nel modello tradizionale a funnel, il percorso del cliente si conclude con l’acquisto.
  • Nel modello a Loop, invece, marketing, vendite e customer service formano un ciclo continuo in cui ogni cliente soddisfatto diventa a sua volta promotore, alimentando nuove opportunità.

In questo modo la crescita non dipende solo dall’acquisizione di nuovi contatti, ma dall’energia che arriva dai clienti stessi: più valore dai, più ritorna indietro sotto forma di fiducia, passaparola e fidelizzazione.

 

Dal SEO all’AEO: l’impatto dell’Intelligenza Artificiale

Negli ultimi anni la ricerca online è cambiata radicalmente. Non ci limitiamo più a digitare parole chiave su Google: sempre più persone fanno domande complesse a motori di risposta basati sull’AI, dai chatbot agli assistenti vocali.
Ecco perché si parla di AEOAnswer Engine Optimization.

Se il SEO (Search Engine Optimization) tradizionale puntava a far emergere una pagina nei risultati di ricerca, l’AEO si concentra sull’essere la risposta migliore, concreta e rapida alle esigenze dell’utente.

  • SEO tradizionale: ottimizzare testi e pagine per posizionarsi su Google.
  • AEO: ottimizzare contenuti, FAQ, dati strutturati e customer journey per far sì che l’AI (Google SGE, ChatGPT, Bing Copilot, ecc.) scelga proprio la tua azienda come fonte di risposta.

I vantaggi per il business sono enormi:

  • Le aziende che offrono risposte chiare e pertinenti diventano più visibili nei motori conversazionali.
  • Fornendo subito valore, aumentano la probabilità che l’utente non solo clicchi, ma converta più velocemente.
  • L’AEO intercetta utenti già nella fase decisionale, riducendo il ciclo di vendita e aumentando i guadagni.

In altre parole: chi vince nell’era dell’AEO non è chi ha più like, ma chi risponde meglio ai bisogni reali dei clienti.

Cosa conta davvero

In un mondo dove i like sono alla portata di chiunque (persino comprabili con pochi euro), la differenza la fanno altri fattori:

  • La qualità del traffico: meglio 100 visite qualificate che 10.000 irrilevanti.
  • Il tasso di conversione: quante persone compiono davvero l’azione desiderata.
  • La fidelizzazione: quanti clienti tornano ad acquistare.
  • Il valore del cliente nel tempo (LTV): quanto un cliente contribuisce al business lungo la relazione.
  • La soddisfazione e il sentiment: quanto i clienti sono disposti a raccomandare il brand.

Questi indicatori non sempre fanno “brillare” una dashboard, ma sono quelli che costruiscono un’azienda solida e in crescita.

👉 Leggi anche l’articolo: Fidelizzare i clienti: la lezione di Mark Roberge e il ruolo del feedback immediato

 

Conclusione: dal like al valore

I like sono un applauso fugace, ma non bastano a costruire un business. La vera crescita si misura nella capacità di attrarre, convertire, soddisfare e fidelizzare i clienti.
Serve un approccio integrato che unisca:

  • social come canale di awareness,
  • il sito e gli strumenti web come macchine di conversone
  • piattaforme come HubSpot per orchestrare dati e processi,
  • AEO per intercettare i clienti nei nuovi motori di risposta,
  • e un’attenzione costante al servizio e alla customer experience.

In altre parole, la crescita non si misura in like, ma in valore creato per i clienti e per l’azienda.
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